Confronti. 1999 vs 2015. AlQueda od ISIS. D’Alema contro Renzi. Clinton vs Obama ed una America che non c è più

L’ Italia è un paese dalla memoria corta o cortissima. I casi di cronaca nera appassionano il grande pubblico come se non fossero altro che la orribile riproposizione di un clichè sempre uguale a se stesso. I piloni autostradali franano con il ritmo di sempre ma quando cambia il ministro sembra tutto nuovo, al punto da fare saltare la poltrona di un manager la cui unica colpa è di non essere abbastanza vicino alla nuova gestione. L’ISIS sembra più pericolo di Al Quaeda ed i gommoni di oggi più pieni e le stragi più stragi di quelle di ieri.

Purtroppo viviamo in un mondo in cui i nostri sensi sono amplificati e mediati dal circo mediatico. La nostra sensibilità viene alzata od abbassata semplicemente ponendo una notizia in terza o quinta pagina, in pari od in dispari o in prime time.

11 Marzo 2004. Attentati di Madrid. 191 morti e 2.057 feriti nel cuore dell’ Europa. ISIS deve ancora dimostrare di avere capacità operative comparabili con quelle che aveva Al Queda.

Saltano all’occhio le mille analogie, e l’unica vera grande differenza, con quella primavera del 1999. Era da un anno passata la foga anti americana legata alla strage del Cermis, quando un aereo dei Marines tranciò i cavi di una funivia facendo 19 morti di mezza europa. Presidente del Consiglio dei Ministri era Massimo d’Alema che aveva fatto fuori poco prima Romano Prodi. Sui media passavano continuamente notizie sulla pulizia etnica nella regione autonoma serba nota come Kosovo.

Gommoni. Carrette. File interminabili di profughi verso i confini della vicina Albania, con Grecia e Macedonia che avevano chiusi confini. Nulla di nuovo rispetto al passato dei 9 anni precedenti, dal crollo del Muro di Berlino. Lo stesso regista Joe Dante nel suo “la Seconda Guerra Civile Americana” del 1997 cita esplicitamene i “boat people” albanesi che sbarcano a migliaia nei porti pugliesi.

La corvetta SIBILLA, della Marina Militare, speronò, il 27 marzo 1997, nel Canale di Otranto, una motosilurante ex sovietica a cui prestava soccorso. 108 i morti.

Cosa c’ era quindi, oggi come allora di diverso ? Semplice … la guerra prossima ventura.

Una opinione pubblica interna, come tutte, contraria alla guerra ha bisogno di uno scossone, di un “casus belli”. Così come ne ha bisogno un parlamento pronto ad ossequiare, a seconda delle convenienze, la prima parte dell’art. 11 della Costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” oppure la seconda ” consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”.

Come si risolse la situazione ? Con la guerra si ma, sopratutto, con la “Missione Arcobaleno”. Impegno a tappeto del volontariato di Protezione Civile italiano, ma non solo, ai confini fra Albania e Kosovo. Facendo da filtro verso l’Italia ed impedendo al governo serbo di usare i profughi come arma.

Bambini kosovari ospiti del campo “Kukes 1” presso il Lago di Skutari durante la Missione Arcobaleno.

Quale è la differenza allora fra lo ieri e l’oggi ? Fra d’Alema e Renzi ? Semplice … alla Casa Bianca l’inquilino è Obama e non Clinton. Oggi come allora l’ Europa è ipocrita (non si può minimamente pensare di ospitare il milione di profughi pronto a sbarcare ai confini dell’Unione) oltre che debole militarmente ed politicamente inesistente. Putin per incontrare gli “europei” accoglie Merkel ed Hollande senza nemmeno cercare la rappresentante della politica europea Mogherini.

La distanza fra le due sponde dell’Atlantico non è mai stata così “oceanica”. Da una parte si chiede aiuto per le varie crisi internazionali che interessano agli Americani, che non esitano a mandare una flotta incentrata su portaerei per bloccare il “semplice” traffico d’armi fra Yemen ed Iran mentre dall’altra si nega anche solo un kit per armare di missili i droni degli storici alleati europei.

Tutto questo quando ci apprestiamo a festeggiare i 70 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Forse dovremmo dare una nuova definizione al termine “alleati”, almeno in attesa che nuovamente un Clinton sieda dentro lo Studio Ovale.